La via del sole

Le fonti rinnovabili come alternativa alla fonti morte

Intervista a Enrico Turrini

Il 21 febbraio alla Facoltà di Ingegneria a Perugia si è svolto un incontro, organizzato dalla Sinistra Universitaria e da AsiCuba, su "Energia e democrazia". All’incontro ha parlato l’ingegner Enrico Turrini, dell’Ufficio europeo dei brevetti a Monaco (Germania), presidente dell’associazione europea Eurosolar che ha lavorato al progetto "Cuba solar 96" e autore del libro "Energia e democrazia": appunto. Padre Alex Zanotelli l’ha definito un "nuclearista pentito". Turrini ha esordito mettendo da parte i dati tecnici ed enunciando l’originale quanto entusiasmante "filosofia del rinnovabile" e lanciando un atto di accusa verso chi osteggia il rinnovabile solo per poter mantenere una egemonia sui più deboli: come contraltare alla via "buia e di morte" delle energie non rinnovabili ha citato la luminosa "via del sole" che Cuba ha deciso di intraprendere fin dal 1996. Alla fine dell’incontro gli ho posto alcune domande.

Cosa pensa delle politiche ambientali italiane, dal referendum sul nucleare in poi?

Da una parte è positiva perché si sono sviluppati molti gruppi e associazioni ambientaliste, serie e competenti, diffuse sul territorio e abbastanza autonome. Dall’altra vedo invece una grande carenza a livello istituzionale: non si è mai costruita una vera politica ambientale, soprattutto per quel che riguarda le energie rinnovabili. Inoltre avverto ancora la mancanza di un sentire comune da parte della popolazione sul tema ambiente, perché serve, a mio parere, un maggiore sviluppo culturale e la presa di coscienza che finora sono prevalsi gli interessi privati del profitto e che è possibile fare una scelta di vero rinnovamento, per avere una società diversa e una qualità della vita migliore.

Nei recenti rapporti europei sul fabbisogno energetico si evidenzia come l’indipendenza dai paesi fornitori di petrolio non potrà essere raggiunta solo con lo sviluppo delle fonti rinnovabili, e quindi si spinge, più o meno velatamente, all’uso dell’energia nucleare. È una scelta praticabile?

Dissento completamente. Credo al contrario che il rinnovabile sia una scelta realistica e assolutamente praticabile, l’unico problema è che toglie potere a chi finora ha avuto in mano la gestione delle risorse. Il nucleare, oltre ai pericoli, è limitato ed è esauribile; faccio solo questo piccolo esempio: se tutto il fabbisogno energetico mondiale venisse prodotto con il nucleare, in 30-40 anni al massimo si esaurirebbe tutto l’uranio necessario alla produzione nucleare. Inoltre, ci sono pericoli enormi, non solo le radiazioni e il problema delle scorie, ma anche il legame nucleare-civile, vale a dire il pericolo connesso con la presenza stessa dei reattori nucleari per la popolazione (senza evocare Cernobil, basta pensare al rischio terrorismo), e poi il legame nucleare-militare, la dotazione di tecnologia nucleare può essere usata per costruire armi e questo rappresenta un pericolo di per sé (vedi Corea del nord).

L’energia rinnovabile vive di alcune certezze, ma anche di molte speranze che la tecnologia e la ricerca migliorino o addirittura ridefiniscano l’utilizzo di alcune fonti rinnovabili. In prospettiva futura di breve e medio termine, quale settore può portare i risultati migliori?

Innanzitutto, a mio parere, non bisogna vedere le energie rinnovabili a compartimenti stagni, bisogna invece pensarle come un sistyema integrato e molto variegato. È indubbio che gli sviluppi maggiori, come tecniche, verranno dal fotovoltaico, ma anche dall’eolico e dalla bio-massa. Ma ripeto: bisogna tener conto dell’integrazione delle tecnologie rinnovabili, ad esempio eduifici che utilizzino tecnologie combinate con solare-attivo e solare-passivo ovvero con produzione e conservazione dell’energia. Altra cosa importante è adoperarsi per ridurre gli sperperi energetici, migliorare i trasporti pubblici per disincentivare la mobilità privata; anche questo aiuta il rinnovabile. Inoltre bisogna mantenere la decentralizzazione dei luoghi di produzione dell’energia e non standardizzare le modalità di produzione, è necessario conservare la creatività e la capacità delle singole località di utilizzare il rinnovabile secondo le loro esigenze e rispettando le loro culture.

Nella sua esperienza di vita, qual è stata la molla che le ha fatto scegliere di dedicare le sue conoscenze e il suo saper-fare alle "energie pulite"?

Vari fattori e varie esperienze della vita, e certamente la voglia di aumentare il mio livello culturale e di avere una visione più globale. Questa mia svolta è avvenuta conoscendo alcune persone straordinarie, tra cui in Brasile alcune legate alla cosiddetta "teologia della liberazione", che mi hanno trasmesso la volontà di allargare lo sguardo sulla realtà e che mi hanno fatto capire che il sapere non basta per avere cultura, che non contano le conoscenze ma l’uso che se ne fa; anche la mia esperienza a Cuba è stata importante da questo punto di vista. E poi c’è il rapporto con la mia compagna Gabriella, con cui ho vissuto tutte queste esperienze e questo cammino insieme, e con cui ho imparato la bellezza e l’importanza della condivisione e della partecipazione, perché come diceva Antonio Machado: "La tua Verità tienitela per te. La verità cerchiamola insieme".

(Maurizio Zara)