Le parole: guerra

L’intervista a Franco Passalacqua di Emergency rilancia un immaginario di concreta lotta al bellicismo, al proliferare degli armamenti, ad una economia fondata su un continuo rinnovamento della tecnologia di aggressione, di dominio e di dolore da infliggere agli umili, ai deboli, ai civili.

Invece il mondo degli uomini, degli animali, dei ruscelli, degli alberi richiede di essere tutelato, in nome del presente e del futuro, in nome di una continuità tra le generazioni: è necessaria una politica a favore della felicità degli uomini, di una armonia tra le cose, di una equa divisione delle risorse, di autodeterminazione dei popoli e di sovranità sugli alimenti, e di tutela sulla gestione di fonti di vita come l’acqua, la terra, le semenze, e di investimenti sulla ricerca alla lotta alle malattie. Il punto non è eliminare le dittature, ma non favorirle per interessi economici, il punto non è eliminare il terrorismo, ma prevenirlo, con una politica di giustizia sociale che garantisca un diritto di accesso e di produzione ai generi alimentari, alla salute, all’istruzione, alla libera espressione dell’individuo. La guerra fabbrica mostri, si uccide in nome della libertà, e si lasciano sul campo creature deformate, feti contaminati, vite terre e acque compromesse, uomini e donne privati di braccia e gambe, occhi, scarti, rifiuti che si vogliono rimuovere dalle coscienze… Emergency ci mette di fronte a tutto quello che coloro che invocano la guerra vorrebbero cancellare, il valore della vita, rispetto agli interessi strategici ed economici.

Speriamo che vada aumentando il divario di consenso tra chi impone le guerre, e chi rappresenta l’elettorato normale, che di fatto, non riuscirà ad impedirle ma almeno potrà continuare a sviluppare una coscienza di dissenso, ma non solo verso la guerra, ma anche verso tante altre problematiche locali, le cui soluzioni sono contro gli interessi del cittadino e che gli vengono imposte, senza che questi vengano resi partecipi, fino all’erosione del concetto di rappresentatività nelle politiche ambientali, sanitarie e educative (istruzione) a cui si preferisce togliere risorse. Vogliamo che le risorse vengano usate per migliorare la nostra vita e non per far morire la gente e lo possiamo chiedere tutti agendo localmente, e aiutando chi agisce anche globalmente.

                                                            (Marta Ponti)