SOMMARIO 

Etica della banca                                         


La Banca Etica in Umbria

intervista a Cesare Frassineti e Leonardo Stella

CESARE FRASSINETI, ECONOMISTA, È PRESIDENTE DEL CIPAX (CENTRO INTERNAZIONALE PER LA PACE) E
 MEMBRO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI BANCA ETICA; LO INCONTRIAMO IN OCCASIONE DELLA
PRESENTAZIONE DEL SUO LIBRO LA GLOBALIZZAZIONE VISTA DAGLI ULTIMI, PUBBLICATO DALLA CITTADELLA
 EDITRICE DI ASSISI; CON LUI È LEONARDO STELLA, PROMOTORE DELLA FILIALE UMBRA DELLA BANCA ETICA.
 FRASSINETI, CON LA SUA CONSUETA FOGA, COMINCIA RIASSUMENDO IL SENSO DEL SUO INTERVENTO.

Cesare Frassineti: Il tema di carattere generale è l’impostazione del sistema neo-liberista. Questo è il denominatore
comune, che poi si articola nel discorso del condono del debito, cioè la denuncia dello scempio che noi abbiamo fatto
dei Paesi del terzo mondo, a nostro esclusivo vantaggio: è un discorso che prende avvio dal 1492, quando abbiamo trovato
 l’America, e da allora in poi è difficile negare che abbiamo vissuto cinquecento anni di sfruttamento del terzo mondo.
Occorre dunque una presa di coscienza del fatto che una delle ragione per cui l’occidente si è arricchito è dovuto allo
spogliamento che ha determinato nel terzo mondo. Da questo deriva che se vogliamo riequilibrare, cioè ristabilire condizioni
di giustizia, noi non solo dobbiamo condonare il debito, ma addirittura forse dobbiamo metterci a disposizione di questi
 Paesi con quello che noi abbiamo come scienza, capacità organizzativa, soldi…; e non continuare ad utilizzare gli aiuti
perché tornino direttamente o indirettamente a casa nostra.

L’altro tema: il capitale finanziario ha raggiunto una dimensione tale che non c’è Banca centrale al mondo che possa
contrastare eventuali decisioni dei gestori dei maggiori fondi di investimento, dei decisori del capitale finanziario. Per cui
anche gli organismi che potrebbero esercitare un qualche controllo su queste strutture finanziarie, non ne hanno la capacità
 tecnica: vengono invocate solo quando qualcuna di queste strutture finanziarie sballa. Allora rispetto a questo capitale
finanziario il movimento intanto porta avanti il discorso della tassa Tobin: il professor Tobin l’ha proposta nel 1972,
dicendo che era un po’ di sabbia negli ingranaggi finanziari; non è una proposta anticapitalista di per sé, ma in effetti è
provocatoria. La tassa Tobin prevede si applicare alle transazioni finanziarie una tassa molto piccola (si discute sullo
 0,01-0,02), perché con la telematica ogni operatore riesce a fare anche cento-duecento operazioni al giorno, per cui
anche lo 0,01 su ogni operazione alla fine dei bei soldini vengono a casa… L’applicazione di questa tassa avrebbe la
funzione di far costare di più questa molteplicità di operazioni; se, per ogni operazione, si deve pagare una tassa, si ha
un effetto di contenimento di questo sport della speculazione finanziaria.

Nei confronti della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, le due strutture portanti ed esecutive
della gestione economica a livello internazionale, riformarli: ridare al Fondo monetario la funzione di tutela dell’equilibrio
 finanziario complessivo, mentre adesso purtroppo ha assunto solo la funzione di andare a riscuotere i debiti, quindi è
come la mafia che manda a riscuotere il pizzo, e questo lo puoi scrivere. La Banca mondiale ogni dieci anni fa un
convegno nel quale dice che nei dieci anni successivi avrà risolto il problema della povertà, ed è dal 1945 che fa
questa commedia: oggi abbiamo una situazione che è peggiore che nel ’45; allora che cosa ci racconta?
Quindi bisogna cambiare il modo di operare della Banca mondiale e democratizzare tutte le istituzioni internazionali,
a cominciare dall’Onu.

Ultimo punto, l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc, in inglese Wto), che ha una struttura in cui non c’è
una rappresentazione democratica dei Paesi, per cui le decisioni vere vengono assunte in cerchie ristrettissime di funzionari,
 però le decisioni che assumono sono di importanza sempre più incidente sulla autonomia dei singoli stati, per cui ad
esempio vogliono riprendere e rilanciare l’Accordo multilaterale sugli investimenti (in inglese Mai, Multilateral agreement
on investments
), la decisione che è stata bloccata a Seattle: in questo accordo, le multinazionali hanno una capacità di
portare in giudizio gli Stati in cui operano allorché questi assumono delle decisioni, che alle multinazionali non vanno bene,
per esempio che la manodopera infantile non deve essere sfruttata: le multinazionali hanno il potere di portare lo stato
davanti al giudice della Omc (particolare forma di giudizio!). Quindi si attribuisce alle multinazionali un potere superiore a
quello degli stati.

Altro punto fondamentale mi sembra quello degli armamenti. Contenere gli armamenti, perché più produciamo armi e più
corriamo rischi di guerra: perché o è una assurdità, quella di spendere soldi per gli armamenti e poi buttarli via, o le armi
vengono usate. ma a chi dobbiamo fare la guerra? Gli Stati Uniti dicono: c’è il rischio Cina (l’Iraq e gli altri sono specchietti
per le allodole): la Cina ha le condizioni per diventare la potenza egemonica del duemila e cinquanta; ma la vogliono far
morire prima. Comunque il messaggio che oggi viene da queste spese folli è uno solo: sia chiaro che chiunque avesse
voglia di disturbare gli interessi della nazione americana, sappia che farà una brutta fine. E’ come la mafia, a livello
planetario, ma la tecnica è la stessa.

Ora veniamo alla Banca etica: le finalità e le prospettive della Banca, e le sue attività.

Le finalità generali sono quelle di esercitare la funzione del credito, cioè raccolta e impiego del risparmio, con modalità di
trasparenza sia nella raccolta che nelle forme di impiego, e soprattutto la finalizzazione a sostenere attività che rispondano
 a bisogni sociali effettivi, che purtroppo, a mano a mano che cresce questa politica liberista, trovano aree sempre più
scoperte, perché mano a mano che si sposta l’intervento pubblico sull’arrangiatevi privatamente nel modo migliore che
credete
, c’è uno spazio sempre maggiore di bisogni di chi non ha disponibilità e che restano insoddisfatti.

Quindi la Banca etica sostiene iniziative con finalità sociale, anche nel senso produttivo, non soltanto imprese che hanno
come oggetto la cura della persona.

C’è un rapporto della Banca etica con la valorizzazione delle attività economiche legate alle culture locali?

Leonardo Stella: La valorizzazione delle culture locali è forse uno dei temi principali della Banca. Ora, la sede della
Banca è a Padova, però nella sua struttura c’è la volontà di essere il più possibile radicata nel territorio, per questo sono
nate le Circoscrizioni locali, che sono raggruppamenti di soci della Banca nelle varie province o regioni, che si sono
strutturati per fare in modo che la Banca possa essere presente sul luogo. Qua in Umbria non c’è un vero e proprio
sportello di Banca etica, e questo un po’ limita la sua operatività, ma riuscire ad avere uno sportello di Banca etica
significa riuscire ad avere una movimentazione tale che ti permette di poter sostenere economicamente l’apertura di uno
sportello. Servono circa nove miliardi di lire (circa 4,6 milioni di euro) di movimentazione, fra raccolta, impieghi e capitale
sociale. Qua in Umbria, non abbiamo ancora raggiunto questo livello; sono stati fatti parecchi finanziamenti, alcuni conti
correnti; tra i finanziamenti mi piace sottolinearne alcuni: uno, quello che forse attualmente sta dando una spinta molto
forte alla Banca. è un finanziamento a un consorzio di cooperative sociali, il Consorzio Abn, che da vari anni sta
collaborando con la Banca, ed è una vera collaborazione: le cooperative che fanno parte del Consorzio sono socie della
Banca, sono finanziate dalla Banca, ma cercano di restituire alla Banca quanto hanno ricevuto promuovendola fra i propri
soci, regalando un conto corrente ai propri soci e cercando di coinvolgere le altre realtà locali in questo progetto per poter
raggiungere l’obiettivo dell’apertura dello sportello. Altre realtà finanziate molto significative sono state la Bottega del
commercio equo e solidale Monimbò, in un momento in cui per vari problemi la situazione era abbastanza critica, anche
per la ristrutturazione per il cambio della sede, e penso che difficilmente un’altra banca avrebbe concesso un prestito in
una situazione così delicata. Banca etica l’ha fatto, dando fiducia alle persone che seguivano il progetto, e attualmente
la Bottega sta andando meglio e sta superando le sue difficoltà. Altri finanziamenti molto particolari che non trovavano
risposte adeguate da altre banche: l’associazione Artemide, che gestisce un casolare sul Monte Peglia dove fanno attività
per bambini; la ristrutturazione del casolare comportava un esborso significativo, ed hanno trovato in Banca etica un
interlocutore che è riuscito ad andare incontro alle loro esigenze. Un altro molto bello è quello per una associazione di Terni,
 Namastè, che fa servizi per immigrati, e che hanno fatto uno splendido lavoro con le istituzioni locali per aprire dei centri un
po’ in tutta la provincia di Terni: anche loro hanno cercato un interlocutore in Banca etica ottenendo una risposta positiva.

Quale obiettivo vi ponete per il prossimo futuro in Umbria?

L’obiettivo è di riuscire ad avere una presenza fisica, uno sportello. Gli ultimi dati parlano di una raccolta di circa
cinquecentomila euro in Umbria, ma è una raccolta molto variabile, anche perché le cooperative sociali, che lavorano
con Banca etica, un giorno hanno diecimila euro e il giorno dopo sono in rosso di diecimila euro.

Come si fa attualmente, in assenza di uno sportello, a trovare Banca etica in Umbria?

Beh, non è semplicissimo: o mettendosi in contatto direttamente a Banca etica, telefonando per avere i riferimenti locali
per la richiesta di un finanziamento; più difficoltosa è l’apertura di conti correnti, che comunque sono disponibili; dopodiché,
tramite internet, bancomat o carta di credito il conto può essere movimentato in maniera tranquilla; l’unica assenza è quella
 degli assegni.

In libreria:

Cesare Frassineti, La globalizzazione vista dagli ultimi, Cittadella editrice, Assisi 2000, € 10,33.

Sui temi dell’intervento di Frassineti, la bibliografia è sterminata: si può vedere Mario Pianta, Globalizzazione dal basso.
Economia mondiale e movimenti sociali
, Manifestolibri, Roma 2001, € 12,91. Da consultare il catalogo Emi (v. in rete), e
la collana della Editrice L’altrapagina di Città di Castello che raccoglie gli atti dei convegni annuali.

Sulla finanza etica vedi G. Stiz – Cooperativa "Il Seme", Guida alla finanza etica. come investire i propri risparmi in modo
 socialmente utile
, Emi, Bologna.

in rete

è consultabile il sito www.bancaetica.com
Tra gli altri siti sul tema si può vedere il dossier sugli investimenti etici in www.citinv.it/equo/corsi; e i siti:
www.finanza-etica.org e www.choros.it; sulla microfinanza nel sud del mondo c’è www.etimos.it .
Il sito del Cipax è www.romacivica.net/cipax
Il catalogo Emi è in www.emi.it; il sito de L’altrapagina è www.altrapagina.it

Sui movimenti più legati ai temi indicati da Frassineti, si può vedere la scheda Galassia globale.