Mercato dell’acqua e privatizzazioni: da formazione culturale a scontro politico

 

Emilio Molinari,

Presidente del Comitato Italiano per il Contratto mondiale sull’acqua, fa il punto della situazione

 

Costruire un grande movimento mondiale, far dichiarare ai governi e alle istituzioni che mercificare l’acqua è illegale. Questo l’obiettivo fissato nel corso del Forum dell’acqua tenutosi a Caracas dal 24 al 29 gennaio all’interno del Forum Sociale Mondiale. Riprendendo i risultati dei precedenti forum internazionali e di quello di Bamako, in Africa, è stato raggiunto l’importante risultato di realizzare un’unica dichiarazione condivisa da tutti i movimenti presenti al forum che lottano per il diritto all’acqua e contro la sua privatizzazione.

L’ambito traguardo da raggiungere è sollevare una vertenza mondiale nel giro di tre o quattro anni che porti ad una condivisa consapevolezza del fatto che le culture giuridiche devono essere modificate: l’acqua è un bene di tutti e, come tale, va tutelato, perché l’accesso ad essa è un diritto inalienabile. Ogni forma di privatizzazione deve essere contrastata; si propongono, altresì, l’istituzione di un osservatorio per monitorare le attività delle multinazionali sull’acqua con il coinvolgimento del Parlamento Europeo e le istituzioni democratiche dell’America Latina; nonché la costituzione di fondi di solidarietà per il finanziamento di modelli di gestione pubblica partecipata comunitaria e sociale dell’acqua.

In merito al problema abbiamo chiesto a Emilio Molinari, Presidente del Comitato Italiano per il Contratto mondiale sull’acqua, di fare insieme a noi il punto della situazione.

 

Dott. Molinari, come descriverebbe la situazione attuale in Italia rispetto al problema dell’acqua?

Certamente lo scenario nazionale è mutato abbastanza velocemente nel corso di questi ultimi anni, soprattutto in termini di una maggiore consapevolezza rispetto al problema della privatizzazione. Nel giro di sei anni un intenso lavoro culturale, svolto dal Comitato per il Contratto mondiale sull’acqua e articolato in seminari, conferenze e incontri, è sfociato ora in movimento cittadino, ora in scontro politico.  Basti pensare alle manifestazioni in piazza a Napoli e alla costituzione di Comitati, ai fermenti sfociati in una proposta di legge in Toscana, oppure ai sommovimenti lombardi all’interno delle istituzioni stesse. Proprio a questo proposito il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha recentemente preso posizione contro la privatizzazione dell’acqua a Napoli ed in Campania.  Non a caso Riccardo Petrella, consigliere della Commissione europea a Bruxelles e membro del gruppo di lavoro per la redazione del rapporto annuale sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite del 2006, è stato nominato dallo stesso Vendola Presidente dell’Acquedotto pugliese.

Quali sono, secondo lei, le maggiori resistenze culturali in proposito?

La cultura italiana ha mistificato la distinzione tra bene e servizio: il bene acqua come bene naturale dovrebbe essere sempre di proprietà pubblica, invece i servizi di come la si capta, la si distribuisce, la si depura, ecc…, possono essere dati ai privati in quanto sono più efficienti ed efficaci, specialmente in Italia, dove effettivamente il settore pubblico si è dimostrato particolarmente inefficace, inefficiente e corrotto. Inoltre, contrariamente alle promesse ventilate  a favore della privatizzazione delle acque pubbliche che avrebbe permesso un miglioramento della qualità dei servizi, una riduzione dei prezzi della tariffa, una più grande trasparenza della gestione, si è assistito, dopo alcuni mesi dell’introduzione della gestione privata, ad un aumento dei prezzi e delle tariffe molte volte del doppio o triplo delle tariffe precedenti.

A livello mondiale, quali sono i più importanti passi da compiere nel futuro?

In occasione del forum è già stata concordata l’agenda dei prossimi appuntamenti per il 2006 del movimento sull’acqua: un forum alternativo di Città del Messico in marzo; l’incontro di Vienna tra Unione Europea e America Latina in maggio;la riunione della comunità sudamericana delle nazioni in Bolivia in settembre. Proprio in Bolivia è stato raggiunto l’importante traguardo della nomina di un ministro dell’acqua che è espressione dei movimenti popolari. Ai governi deve essere chiesto un preciso impegno a non accettare decisioni che mettano in discussione la gestione pubblica, sociale, comunitaria, partecipativa e integrale dell’acqua.

Annalisa Perrone