I TEATRI STORICI DELL’UMBRIA (2)

Teatro Luigi Mancinelli di Orvieto

 

Un’attività teatrale ad Orvieto è documentata fin dal ‘500 con l’Accademia dei Giovani, detta anche degli “Scemi” e dei “Confusi”, che si riuniva nella sala superiore del Palazzo del Popolo.

Progettato da Giuseppe Santini, il Teatro Mancinelli venne inaugurato nel 1863. La decorazione del plafone venne affidata ad Annibale Angelici e a Luigi Bazzone; Giuliano Corsini si occupò delle decorazioni a stucco. Il sipario è opera di Cesare Fracassini, pittore di origine orvietana che lo terminò nel 1886.

La sala ha pianta a ferro di cavallo, quattro ordini di palchi e una loggia, per una capienza di 540 posti.

Nel 1921 fu dedicato al musicista orvietano Luigi Mancinelli (1848-1921).

 

 Teatro Francesco Torti di Bevagna

Il 28 agosto 1886 il teatro di Bevagna, intitolato all’illustre concittadino Francesco Torti, apre le porte al pubblico.

Il teatro è alloggiato all’interno di un complesso architettonico il cui elemento fondamentale è il Palazzo dei Consoli, costruito sullo scorcio del XIII secolo.

Tutto comincia nel 1872 quando una commissione affida il progetto a Antonio Martini, architetto folignate, che ristruttura gli interni dell’antico edificio per ricavare la sala e costruisce in adiacenza un nuovo volume di carattere neogotico per il palcoscenico.

Il sipario fu eseguito da Domenico Bruschi. Il teatro ha una pianta a ferro di cavallo, tre ordini di palchi e una loggia, per una capienza di 250 spettatori; i parapetti sono costruiti da colonnine in ghisa.

Gli anni del dopoguerra videro l’inarrestabile decadenza del teatro, ormai utilizzato quasi esclusivamente come sede per feste di carnevale, veglioni e balli, fino alla chiusura definitiva nel 1975. Nel 1986 si gettano le basi per un organico progetto di recupero affidato all’architetto Bruno Selvatici. Rimesso a nuovo, riapre il 2 ottobre 1994 in occasione del concerto conclusivo della XLIX Sagra Musicale Umbra.

  

Teatro Comunale di Gubbio

La necessità di avere a Gubbio un Teatro è documentata fin dagli inizi del VII secolo, quando la magistratura decide di utilizzare la sala maggiore del Palazzo dei Consoli per rappresentazioni da eseguirsi in “ricreatione della Città”.

Il Teatro Comunale di Gubbio, già della Fama o Condominiale, si inizia a costruire con dimensioni più modeste rispetto alle attuali a partire dal 1713, grazie alla nobiltà eugubina che promuove e finanzia l’iniziativa.

Internamente l'edificio è progettato e decorato attorno al 1737 dall'architetto Maurizio Lottici e dal pittore Giovanni Mattioli, ambedue di Parma, con la soprintendenza dell'abate Bartolomeo Benveduti. Il Teatro viene inaugurato nel carnevale del 1738.

La situazione strutturale comincia a farsi critica nel 1822, m solo nel 1840, con il contributo del Comune di Gubbio, iniziano i lavori del nuovo teatro, con un progetto dell'ingegner Ercole Salmi che prevede anche la costruzione di una nuova facciata. Il teatro restaurato si inaugura nel 1862. Nel 1880 viene sostituita l'illuminazione a olio d'oliva perché "costa troppo e ci si vede poco", con quella a olio minerale.

Un rilievo eccezionale viene dato al concerto di beneficenza che Beniamino Gigli tiene al teatro il 18 agosto 1927, su invito della Pro Gubbio.

Nel 1961 il teatro è dichiarato inagibile per le precarie condizioni statiche. I lavori di ripristino, iniziati nel 1975 sotto la direzione dell'ingegner Giuseppe Tosti, si concludono nel febbraio del 1985, con l'inaugurazione del restaurato edificio il 24 marzo successivo.

Ha una capienza di 414 posti.

 

Teatro Subasio di Spello

Il teatro nasce ufficialmente l’8 novembre 1789 quando 15 consiglieri comunali concedono in enfiteusi all’Accademia dei Quieti – antica istituzione cittadina che raccoglieva un tenace gruppo di intellettuale locali - i locali necessari alla realizzazione dell’edificio. L’ubicazione è centrale nella parte alta del paese, contrada Fonte del Mastro, l’attuale via Giulia.

Più che un vero e proprio spazio scenico, la struttura fu ricavata dell’unione di due case private, un piccolo spazio in cui il ceto intellettuale si riuniva per incontri letterari.

La sistemazione definitiva del teatro viene commissionata qualche anno dopo, nel 1792, al noto architetto Alessio Lorenzini (già ideatore del Morlacchi nel 1780), che opta per una struttura classica “a campana”, suddivisa in tre ordini di palchi, con una capienza di 200 posti. I lavori si protraggono fino al 1798.

Durante il fascismo, il teatro sostituisce la piazza nei casi di pioggia per le grandi manifestazioni partitiche o per le iniziative di beneficenza.

La guerra consacra il teatro come sala cinematografica e per tutto il dopoguerra continuerà ad alternare rappresentazioni dal palcoscenico, veglioni di carnevale, proiezioni cinematografiche.

Gli spettacoli cessano nel 1960 quando la commissione provinciale esprime parere contrario all’uso del teatro per le condizioni di instabilità delle strutture interne.

Solo all’inizio degli anni ottanta cominciano i lavori per il totale recupero della struttura che riapre i battenti nel 1995, sotto il nome di Teatro Subasio.

Barbara Medici